L'ordine di Victoria  

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Mentre i passi decisi del generale Waite si avvicinavano alla sua scrivania, Victoria si alzò in piedi, scostando i fogli che stava consultando. “Generale Waite, a cosa debbo la sua visita?”
“Il guardiano della…”
“Lei non mostra alcun rispetto nei miei confronti, generale,” commentò la gatta, incrociando le braccia sul petto. “Non ha neanche il riguardo di salutarmi.”
Il generale si fermò e sbuffò. Aprì la bocca, fece cenno di riprendere a camminare, quindi la richiuse con un ringhio e si esibì nella pessima imitazione di un inchino. “Mi perdoni, miss Proudhorne,” disse a denti stretti.
“Ora va meglio. Stava parlando di un guardiano?”
“Durante la cerimonia a Courtyard Mansion, alcune sere fa, uno dei guardiani dell’oggetto che lei ha mostrato è stato colpito. E’ rimasto fino a ieri… come un vegetale, e solo da poco ha riacquistato l’uso della memoria.”
“E con ciò?”
“Ha ricordato che il suo aggressore aveva un forte odore di canide, l’ultima cosa che è stato in grado di sentire prima di perdere i sensi.”
“E doveva anche essere piuttosto alto, se ben ricordo la stazza dei suoi guardiani,” commentò Victoria.
“Quanti cani di alta statura erano presenti alla cena?”
“Ne ricordo solo uno,” fece lei, dopo qualche secondo.
Il generale annuì. “Il compagno di miss Lily Edgecombe,” spiegò.
“Proprio lui.”
“E’ stato lui a rubare gli appunti, dunque!”
Victoria abbassò lo sguardo, ridacchiando. “E dunque?”
“Erano gli…”
Victoria si allontanò dalla scrivania, dirigendosi senza fretta verso la grande vetrata della sala del Parlamento che aveva eletto a proprio studio. “Mi spiace averla illusa, generale, ma lo spettacolo offerto quella sera era solo un blando specchietto per le allodole, come si suol dire.”
“Cosa significa? Quella macchina non…”
“Quella macchina, e i progetti ad essa correlati, non rappresenta nulla di vitale per i piani di Lord Cromwell, generale. Non ha alcun significato, e cercare di riprodurla equivarrebbe ad un enorme spreco di tempo. La tecnologia dietro ad essa era già superata prima ancora di averla portata nella sua villa: avevamo solo bisogno di fare colpo sulla Loggia dei Costruttori con qualcosa di diverso dal solito.” Victoria si voltò verso di lui, ancora in piedi al centro della sala. “E poi, generale, anche se fosse, ora sarebbe in mano ad uno sgangherato figlio di nessuno che ama passeggiare con una antiquata spada sulla schiena e alla figlia di un inventore pazzo.”
“Gregory Edgecombe non era pazzo,” ringhiò Waite. “Era… nessuno ha mai avuto fiducia in lui, ma…”
“Lo conosceva bene, generale?”
“Siamo sempre stati vicini, miss Proudhorne,” disse l’altro. “Lo conoscevo assai bene, abbastanza per dirle che non era pazzo. Eccentrico, forse; con la testa fra le nuvole, certamente. Ma non pazzo, questo no.”
“E di sua figlia cosa mi sa dire, dunque?” chiese la gatta, avvicinandosi a lui con gli occhi ridotti a due fessure. “E’ degna di suo padre in qualcosa che non fosse l’eccentricità?”
“Lily è…” iniziò il siamese. “Non lo so,” concluse.
Victoria lo fissò per qualche istante, in silenzio, lo sguardo puntato contro il suo. Il generale cedette e lei sogghignò. “Be’, si consoli: la sua amica non ha sortito alcun danno e la serata ha raggiunto il suo scopo. Proprio ieri, la Loggia dei Costruttori ha annunciato il suo appoggio al nuovo governo e al Lord Protettore. Nel frattempo, però, per il bene dell’Impero, le chiedo di porre Lily Edgecombe e Miles Ferguson il suo amico sotto stretta sorveglianza.”
“Ma…”
“Generale, vorrei ricordarle che, per quanto le riguarda, i miei ordini sono legge,” disse Victoria, sedendosi alla scrivania. “E la mia parola vale quasi quanto quella del Lord Protettore. Lei è un subordinato, e se non dovesse adempiere a ciò che le chiedo… be’, sa già qual è la punizione prevista per i disertori e gli obiettori.”
“Obbedisco,” scandì Waite, senza rivolgerle lo sguardo. Quindi le porse in silenzio il saluto, si voltò sui tacchi e se ne andò a passo svelto.

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