La macchina del futuro  

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Al suo risveglio, ore dopo, Miles trovò Lily seduta al tavolo della cucina, i capelli scompigliati e gli occhi gonfi. Il taccuino d’appunti trovato al terzo piano era aperto di fronte a lei. “Buongiorno, Lily.”
Lei si tolse gli occhiali, si stropicciò gli occhi e accennò a un sorriso. “Buongiorno a lei, Miles.” La tasso indicò una teiera, posata sul tavolo accanto a lei, vicina a due tazze. “Avevo scaldato dell’acqua per un tè, poco fa, immaginando che si sarebbe svegliato.”
Miles si sedette di fronte a lei. “E io ho immaginato che non sarebbe stata in grado di chiudere occhio.”
Lei annuì, versando l’acqua nelle tazze. “Quel che è accaduto ieri sera mi ha lasciato… direi a dir poco sorpresa,” disse. “Non ho fatto altro che pensarvi, pensarvi e ripensarvi. Così ho rinunciato a dormire e mi sono dedicata a… a questo,” fece, indicando il taccuino. “C’è molto, molto più di quello che pensavamo.”
“Cosa ha trovato?”
Lily sospirò. “Mio padre mi ha nascosto molte cose, negli ultimi anni, ma quello che ho trovato in effetti aiuterebbe a capire il motivo per cui fosse più… Prima di morire era divenuto distante, distaccato da tutto e da tutti, ma mai da me. Anzi, ho sempre avuto l’impressione che il suo attaccamento nei miei confronti fosse aumentato.”
“Come mai?”
“Non ho una prova, ma questo taccuino contiene molti indizi.” Lily sfogliò le pagine, mostrando a Miles gli schemi relativi a ciò che avevano entrambi visto la sera precedente. “Guardi qui, ad esempio.” Indicò una serie di numeri posti lungo le cinghie che la tasso aveva allacciato per indossare lo strumento. “Corrispondono alla mia corporatura.”
Miles scrollò le spalle. “Potrebbe essere una coincidenza, miss Lily.”
“Non credo ci siano molti altri tassi della mia esatta corporatura e altezza a Londra, Miles. Men che meno… be’, non del mio stesso sesso,” commentò, picchiettando con il polpastrello sullo schizzo per un busto, le cui forme sembravano perfette per poter contenere un seno. “O ne deduco che lei ha più esperienza di me, al riguardo?”
“No, in alcun modo,” si affrettò a dire il cane. “Alcuna… alcuna esperienza.”
“Oppure questo,” proseguì lei, mostrando gli schizzi dell’elmo. “Guardi le lenti, Miles. Legga questo dettaglio: è lo spessore.” Si tolse gli occhiali e li porse all’altro. “E’ lo stesso spessore delle lenti dei miei occhiali. E non si tratta di un dettaglio cosmetico: ho bisogno di questi occhiali per poter vedere in modo accurato.”
“Non lo veda come una mancanza di rispetto, miss Lily, ma è risaputo che i tassi abbiano una…”
“…scarsa capacità visiva, lo so,” replicò lei. “Ma la… precisione in questa misura non può essere una coincidenza. Anche se ci fossero altri tassi con le medesime lenti che indosso io, non penso che mio padre possa aver pensato… a tutti loro.”
“Quello che mi chiedo è perché avrebbe dovuto essere così… perché proprio sua figlia, miss Lily?”
“Io credo… credo che mio padre avesse scoperto qualcosa di importante che riguardasse il mio futuro. Glielo mostro, lo stavo appunto leggendo prima che lei si svegliasse.”
La tasso prese nuovamente il taccuino, lo voltò e lo aprì dalle ultime pagine, ricolme di una serie di segni sghembi che ricordavano una grafia. “E’… è un codice?”
“No, Miles. E’ la scrittura di mio padre, ma rovesciata. Deve aver scritto allo specchio.” Lily colse lo sguardo perplesso del cane. “Era un ottimo inventore, ma non aveva alcuna cultura di codici, crittografia e altre simili amenità. Quindi, se doveva tutelare qualcosa, scriveva allo specchio. E credo quindi che tenesse molto a questi appunti. Le leggo alcuni passi.”

12 Giugno. Accesa la macchina. E’ una bella giornata di sole.
Dall’altra parte vedo pioggia battente. Le strade sono deserte, ma siamo ancora a Londra. Entro.
Vedo una figura torreggiare sul Parlamento. E’ enorme. Come un gigantesco scarafaggio. O un ragno con la sua preda in bozzolo. Riflessi metallici: forse una macchina?
Ritorno in casa.

15 Luglio. Accesa la macchina. Dovremmo andare più lontani, oggi. E’ una bella giornata di sole. Dall’altra parte: nuvole, ma non sta piovendo. Dalle strade viene un forte clangore. Sento urla di femmine. Qualcuno urla il nome di Lily, una voce di maschio. Poi un ruggito, forte, scuote l’aria. Sembra che tutto stia tremando. Spengo la macchina, non voglio vedere oltre.

8 Settembre. Ho acceso e spento diverse volte la macchina, in questi giorni, e ho vagato per Londra. Non so che momenti fossero, ho l’impressione che non segua un preciso andamento: a volte vedo quel che accadrà più tardi, altre volte penso di essere andato così lontano da aver visto cose incomprensibili. Spesso la macchina mi mostra la mia piccola Lily. Lei con un cane, lei in volo sullo “zaino” che le ho ---- Altre volte, invece, sembra che la macchina non riesca a posarsi su Londra, e vaghi dove voglia. Ho visto Parigi, un giorno, o almeno credo che fosse Parigi. C’era una francese, una signora, una gentile giumenta dallo sguardo intenso. Non so perché la macchina me l’abbia mostrata, ma è capitato spesso. Devo capire meglio la sua logica, se voglio farla funzionare.

10 Ottobre. Oggi ho visto la giumenta conversare con Lily, a Londra. Qualcosa non va: lei non appartiene al tempo di Lily, ne sono certo. Ho potuto appurarlo diverse volte, la macchina sembra essersi invaghita di costei. Devo sapere ad ogni costo.

15 Novembre. Ho spento la macchina per l’ultima volta. Non voglio più vedere. Ora la distruggerò. Un ordigno di questo genere non deve essere nelle mani di nessun Animale, né ora, né mai. Ho già dato alle fiamme gli schizzi di costruzione.

“Mio padre aveva visto cose che coinvolgevano me e il mio futuro, cose che lo avevano spaventato, Miles. E aveva costruito una macchina in grado di poter vedere e visitare il futuro. Pensa ancora che quelle che le ho mostrato siano solo coincidenze?”

This entry was posted on 1/21/2012 at 17:22 and is filed under . You can follow any responses to this entry through the comments feed .

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