Quella
sera, la carrozza a vapore proveniente da Leicester Square si fermò di scatto
di fronte al portico d’ingresso di Courtyard Mansion. Alla luce delle lampade
esterne ad olio, ogni cosa assumeva un colore ambrato, tiepido, accogliente.
Persino i volti dei soldati posti di guardia del portine sembravano più
amichevoli, benché le sopracciglia perennemente aggrottate, il portamento
eretto e la divisa nera segnalassero l’esatto opposto. Il maggiordomo discese i
gradini dell’ingresso a passo rapido, squadrando i due nuovi arrivati con occhi
sgranati.
“Buonasera,
signori,” salutò il topo, con un lieve inchino. “Chi ho la grazia di…
annunciare?”
“Sono
miss Lily Edgecombe, figlia di Gregory Edgecombe,” disse Lily, rivolgendo al
maggiordomo uno sguardo duro, da sotto i suoi occhiali. “Sono qui in qualità di
parente di un membro della Loggia e di… possibile futuro membro. Mi accompagna
Miles Ferguson, intimo amico di Gregory Edgecombe e a sua volta possibile
futuro membro.”
“Oh,”
fece il topo. Si guardò attorno, si grattò la fronte, agitò i baffi. “Non ho
ricevuto alcuna istruzione in merito a voi, miss Edgecombe. Sono terribilmente
dispiaciuto, ma la devo pregare di attendere…”
“Mio
padre non si sarebbe fatto attendere in nessun luogo,” replicò Lily, riducendo
gli occhi a due fessure e facendo un passo in direzione del maggiordomo,
arrivando a calpestargli i piedi. “Gregory Edgecombe era un membro rispettato
della Loggia dei Costruttori, e il suo nome vale ancora, benché sia morto.
Quindi pretendo di entrare, istruzioni o meno, e con me il mio amico.” Puntò
l’ombrello che aveva portato con sé al naso del topo. “Sono stata chiara o sono
necessarie ulteriori spiegazioni?”
“Adamantina,
miss Edgecombe,” rispose l’altro, spostandosi per lasciarli passare.
“Grazie.”
Passando
accanto alle guardie, Miles si chinò verso di lei per sussurrarle nelle
orecchie. “Ottima strategia, ma non sarà stata troppo violenta? Non vorrei
attirare le ire di chicchessia nei nostri confronti ancor prima di fare il
nostro ingresso, Lily…”
“Lo
so, Miles, ma non potevo sopportare l’idea che il nome di mio padre non venisse
rispettato. E’ una questione di principio.”
I
due raggiunsero assieme un grande salone, illuminato da un lampadario al
soffitto irto di cristalli di ogni foggia. I riflessi amplificavano la luce
prodotta dalle candele che vi erano state accese, rendendo il luogo una vera e
proprio festa per gli occhi. Tende rosse erano tirate ad una parete, sopra una
serie di ampie vetrate, e sotto il lampadario stava una gran tavolata a cui già
numerosi invitati erano seduti.
Fra
di essi, Lily riconobbe immediatamente il generale Waite e il Gran Maestro
della Loggia dei Costruttori, Emery O’Brian, un grosso labrador dalle labbra e
palpebre pendule che aggiungevano almeno dieci anni alla sua già considerevole
età. Lo indicò a Miles, che annuì. I due sedevano l’uno accanto all’altro, e si
stavano scambiando alcune battute, quando il generale notò il loro ingresso.
Waite
le riservò una lunga occhiata, quindi si alzò e si diresse verso di lei, con un
passo leggero e calmo, continuando a tenerla d’occhio. Lily si fermò,
restituendo lo sguardo.
“Mi
perdoni, signorina,” fece Waite, prendendole la mano e baciandola. “La mia non
è più la memoria di un giovane fresco di accademia,” disse, passandosi una mano
sulle medaglie appuntate sul petto. “Ma ho l’impressione di aver già visto
questo muso, altrove.”
“Lily
Edgecombe, signore,” rispose Lily, alzando lievemente l’orlo della gonna.
“Figlia di Gregory Edgecombe,” aggiunse, continuando a sostenere lo sguardo del
felino.
“Gregory
Edge… Gregory Edgecombe, ha detto?” fece il gatto, chinandosi verso di lei e
sgranando gli occhi. “Ma certo, ora ricordo bene. E’ la benvenuta in questa
serata, signorina. Chiunque porti il nome di Gregory Edgecombe sarà il
benvenuto qui a Courtyard Mansion. E il suo…compagno è…?”
“Miles…
Ferguson,” disse il cane, inchinandosi appena. “Amico di Gregory Edgecombe.
Intimo amico.”
“Sono
felice di vedere… per così dire… un ramo della famiglia Edgecombe a questa
festa. Vi prego, sedete dove più desiderate, signori,” li invitò il gatto,
tornando quindi a sedersi accanto al Gran Maestro senza che potessero replicare.
“Il
generale doveva conoscere vostro padre, Lily,” disse Miles.
In
tutta risposta, Lily lo prese per l’avambraccio e lo condusse a una delle
finestre, la cui tenda non era del tutto tirata e che quindi lasciava
intravedere l’ambiente esterno, alla luce che proveniva dalla sala. “Waite e
mio padre erano amici d’infanzia,” spiegò a bassa voce. “Si sono sempre
conosciuti. Tanto che quel… il generale era spesso presente in casa nostra,
quando ero cucciola,” disse. “Non una presenza che mi sia piaciuta, ma mia
madre nutriva per lui una riverenza che rasentava l’idolatria.
“Dunque
possiamo ritenerlo un alleato?”
“Preferirei
invitare in casa mia Lord Cromwell in persona, piuttosto che considerare quel
viscido individuo un alleato,” commentò la tasso. “Ma forse l’amicizia con mio
padre può esserci utile.”
“Non
mostriamoci scortesi, allora: sediamoci.”
“Che
ne dite dei posti accanto al capo tavola, là in fondo?” suggerì Lily.
“Accanto
a quella volpe?” chiese Miles, indicando un giovane seduto a capo tavola, nella
posizione più lontana alla porta d’ingresso, che confabulava con un attempato
ariete seduto alla sua sinistra. “E’ un muso noto, ma non saprei ricordare chi
sia.”
“Ne
faremo allora la conoscenza. Venite.” I due si diressero verso la tavola,
raggiungendo la giovane volpe. “Vi chiedo perdono, signore. Questi posti sono…”
“Oh,
prego, accomodatevi pure, signori,” fece l’altro, scostando una delle sedie per
far sedere Lily. “Sì, sono vacanti.”
“La ringrazio, signor…”
“La ringrazio, signor…”
“Babbage,
signor… signorina. Charles Babbage. E voi…?”
“Lily
Edgecombe e Miles Ferguson. Figlia e amico di Gregory Edgecombe…”
“Uno
stimato membro, ormai deceduto, ahimé, della Loggia, signor Babbage,” spiegò
l’ariete. “La vostra è una presenza assai gradita, signori,” fece quindi,
rivolto ai due.
Lily
studiò la volpe durante la spiegazione dell’ariete. Vestiva in modo sobrio ma
piuttosto elegante e sedeva composto, forse un po’ troppo rigido, ma non
indossava alcun segno di appartenenza alla Loggia, a differenza di tutti gli
altri membri della tavolata, eccezion fatta per i militari. “Lei è un membro
della Loggia, signor Babbage?” chiese Lily.
“No,
signorina Edgecombe. Io sono…”
I
tintinnii di un campanellino interruppero la volpe e indussero i presenti ad
alzarsi. Lily e Miles li imitarono. “Sta arrivando,” sussurrò l’ariete.
“Avremo
allora il piacere di capire di chi si tratta,” rispose Babbage. “Chi sia
veramente questo Cromwell.”
Il
passo ritmato dei piedi metallici dell’ariete risuonò per tutto il corridoio, facendosi via via più
forte. Al suo fianco, Victoria Proudhorne, che indossava un abito grigio e
nero, in perfetta conformità alla Livrea, con una gonna molto ampia decorata da
trine nere. I due si fermarono appena sotto l’arcata dell’ingresso alla sala, e
Cromwell si concesse alcuni istanti per scrutare i convenuti, i quali si
inchinarono profusamente. Lily, Miles e Babbage li imitarono, scambiandosi
alcune occhiate perplesse. “Benché sfigurato, ricordo bene quel volto e quelle
corna,” mormorò Babbage. “Sono in ogni libro di storia.”
“Benvenuti,”
esclamò Cromwell. “Benvenuti a questa cena, miei… graditi ospiti,” disse,
scandendo con cura ogni parola. “Ho avuto, e ho ancora, fama di carnefice…
assassino… despota. Non rinnego, e mai rinnegherò, ogni mia passata e presente
intenzione, e non farò mistero, né a me, né a voi, delle mie intenzioni. Voglio
essere onesto fino in fondo: non accetterò… alcun… compromesso, alcun… diniego
da parte vostra. Chiunque si ponga fra me… e l’Inghilterra… è pregato di farsi
da parte, o perirà. Il generale Waite, qui presente, si è incaricato di
eseguire… personalmente… queste incombenze sgradevoli. D’altronde, ha già…
ampiamente… dimostrato di poterlo fare,” fece. “Ma non sono qui per incutervi
timore. Non voglio il terrore, voglio… cooperazione. Amicizia. Ed è per questo…
miei signori… mie signore… che oggi siete tutti qui invitati alla mia cena.
Assieme a me. E oggi… avrete anche l’immensa fortuna di poter assistere… di
persona… alla dimostrazione di come prenderà forma il futuro di questo glorioso
Impero. Si inizi, per favore, con le portate,” disse infine, battendo una volta
le mani, producendo un clangore metallico non diverso dal suono di una campana
funebre. Quindi, si sedette al centro della tavolata, accanto al generale
Waite. La gatta, dal canto suo, sedette poco distante dall’ariete con cui
Babbage stava parlando.
Una
volta che furono tutti seduti, e gli sguardi furono tutti riservati a Cromwell,
Babbage sorrise. “Dritto al punto,” fece. “La sua onestà è ammirevole. Altri
avrebbero incantato la tavola con le loro vuote ipocrisie.”
Lily
scacciò un brivido: dalla sua posizione era in grado di distinguere il cranio
di Cromwell. “Temo di non avere più appetito,” disse.