La fuga di Babbage  

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“Non potevo immaginare che qualcuno potesse salvarmi la vita, in quel momento,” disse Babbage, salendo sul predellino della carrozza a vapore.
“Si sbrighi, Charles,” lo incalzò una figura all’interno. “Gli sgherri di Cromwell possono arrivarci addosso da un momento all’altro.”
“D’accordo.” Si rivolse a Lily, che teneva l’elmetto in mano, i capelli scomposti che formavano una criniera irregolare sulla sua testa. “Miss Lily, la ringrazio per il suo gesto.” Le prese una mano e la baciò, facendo trasalire la tasso. “Troverò un modo per sdebitarmi, glielo prometto.”
“Io non-non c’è stato nulla che-non c’è bisogno, ecco, davvero, signor Babbage…”
La volpe sorrise. “Vorrei poter proseguire questa conversazione, ma i tempi stringono.” Si tolse il cappello ed entrò nel gurney. “Le auguro ogni fortuna, miss Lily!” esclamò, quindi chiuse il portello e avviò la macchina, che percorse sferragliando lo stretto sentiero sterrato che conduceva verso la boscaglia.
Lily lo osservò allontanarsi, quindi sospirò, indossò di nuovo l’elmo e prese il volo nel tramonto.

“E’ una fortuna che i fanti di Cromwell non abbiano scoperto il nostro ingresso segreto,” le disse Ferguson, porgendole del pane affettato, una tazza di brodo caldo e due spesse fette di filetto di manzo bollito.
Lily si alzò dal divano, stiracchiandosi la schiena. “Già, o non potremmo essere qui.” Prese un sorso di brodo. “Grazie, Miles. Non immagina quanto le sia grata…”
Lui le pose una mano sulla fronte, le prese la tazza di brodo e la spinse nuovamente a sdraiarsi sul divano. “Lei è a pezzi. Mi ringrazierà in un altro momento.” Avvicinò il basso tavolo da tè al divano e vi ripose le vivande. “Ora si riposi e cerchi di riprendersi. Ha bisogno di rimettersi in forze e domani dovremo ragionare sul da farsi.”
“Sono felice, Miles,” disse lei. “Molto felice. Stanca ma molto felice.”
“Come mai?”
La tasso si strinse nelle spalle. “Non so dirlo con precisione. Mi sento viva. Mi sono sentita viva volando. Ho sentito la presenza di mio padre nonostante la sua morte. Ho fatto qualcosa contro Cromwell. E…”
“Cosa?”
“No, una sciocchezza,” disse, dopo aver preso un altro sorso di brodo. “Sono solo molto felice, ecco.”
“Babbage se n’è andato?”
“Sì, ha tolto le tende con un suo collega della Analytical Society. Spero rimangano lontani da qui il più a lungo possibile: sono ricercati.”
“Lo siamo anche noi,” commentò il cane. “C’è una bella taglia sulla nostra testa.”
Lily deglutì il boccone di manzo che stava addentando. “Spero solo che non arrivino troppo presto a questa villa,” disse. “Abbiamo bisogno di un nascondiglio.”
“C’è sempre il terzo piano.”
“Waite è viscido, ma non stupido,” fece Lily. “Da fuori è palese la presenza di un terzo piano, e quando non troverà accessi capirà che deve fare di tutto per entrar qui. Intuirà che ci siamo nascosti là sopra, non è stupido.”
“E allora… dove?”
“La casa di mia madre,” disse. “Sapranno di sicuro che non c’è nessuno, non penso proprio che torneranno a controllare.”
“Secondo me, invece, sarà il primo posto in cui andranno…”
“Allora aspettiamo,” concluse Lily. “Lasciamo che entrino lì, frughino e poi spostiamoci prima che qualcuno spifferi che ci troviamo qui. Faremo il trasbordo nottetempo.”
“D’accordo, mi sembra sensato,” disse Ferguson. “Nel frattempo, lei si riposi. Io controllerò che l’apparato di volo sia in ordine.”
Il cane si alzò in piedi, ma la tasso lo prese per mano, trattenendolo. “Miles…” Il cuore le accelerò i battiti. “Grazie,” balbettò. “Lei è… un grande supporto.”
Lui sorrise. “Ben felice di essere al suo fianco, miss Lily,” replicò.
Lily lo lasciò andare. Sospirò, si sdraiò e lasciò che gli occhi le si chiudessero. I muscoli si rilassarono, sentì il corpo cedere e poi si fece buio. 

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