Il terzo piano  

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Lily fece cenno di prendere la lampada ad olio, ma Miles le pose una mano sul braccio, fermandola. "Aprirò le imposte," disse, dirigendosi quindi verso la parete più vicina. In poco tempo, la tenue luce del pomeriggio aveva illuminato la grande stanza.
Al centro, un enorme tavolo in legno, ingombro di attrezzi. Sulle pareti, due grandi scaffali ricolmi di libri impolverati. Il resto dell'ambiente era occupato da macchinari di ogni tipo: appoggiati sul pavimento in pietra, appesi al muro o sul soffitto, su manichini o su tavoli, ovunque l'occhio di Lily si posasse c'erano le invenzioni lasciate da suo padre in vari stadi di completamento. La mole dei macchinari spesso era tale che la tasso si era più volte chiesta come potesse non crollare l'intero piano.
"E' incredibile," commentò Lily. "Non riesco a non pensare a quante cose mi avesse nascosto mio padre."
"Le ha nascoste assai bene," fece Miles. "Anche io non sapevo nulla di questo posto, sebbene fossi il custode."
Lily andò presso il tavolo di lavoro. Lei e Miles vi avevano portato il quaderno di appunti che suo padre le aveva lasciato in eredità, accostato ad un altro quaderno, rilegato in modo simile ma di volume quasi doppio. Li aprì entrambi, confrontando i progetti che Gregory Edgecombe aveva descritto. "Miles, nel... negli appunti di questo piano ci sono cose che mancano in quelli che mio padre mi ha lasciato. Segreti, segreti, segreti," sbuffò. "E quanti progetti. Guardi quante macchine, Miles."
Lily si voltò, cercando il pastore tedesco. Lo trovò in piedi accanto a un basso manichino che indossava una sorta di bizzarra armatura. "Quando oggi abbiamo visto il... i progetti di Cromwell," disse questo. "Non ho potuto evitare di pensare a questa cosa," fece, posando le mani sulle spalle del manichino.
"Perché?"
In tutta risposta, Miles cercò di girarlo, con un certo sforzo. Sulla schiena del manichino c'era un grande cilindro metallico con quelle che alla tasso sembravano ali. Il cane aprì uno scomparto sul retro del cilindro, rivelando una alcova rettangolare con alcuni spinotti. "Si ricorda come venivano utilizzate le sfere da quella gatta?"
"Fornivano energia al macchinario, a quanto ricordo."
"Esatto. Non ho avuto l'occasione di aprirlo, ancora, ma..."
"Eccolo," l'interruppe Lily, aprendo il quaderno e mostrando al cane un'immagine che ritraeva il medesimo oggetto, mostrandone il retro e la parte anteriore. "E credo che mio padre avesse pensato a me, nel crearlo," fece, indicando i lunghi capelli che erano stati schizzati sull'indossatore dell'armatura.
Il cane aggrottò la fronte. "Come è possibile?"
"Mio padre aveva... avuto delle intuizioni, credo, o qualcosa di simile, e riguardavano me. Non so perché, però. Ma questi schizzi sono piuttosto chiari, almeno per me: questo aggeggio... vola."
"Vola?"
"Ed è completo," proseguì. "Manca solo una parte," fece, posando gli appunti e cercando qualcosa. "Trovato," fece. Corse verso uno scaffale, gettò in terra alcuni libri e tornò tenendo fra le mani un parallelepipedo metallico, dai cui capi fuoriuscivano una serie di fili. "E' una pila a trogolo," spiegò. "Inventata da Cruikshank. E' una versione migliore della pila di Volta, e direi che il suo posto è esattamente in questa alcova," spiegò, indicando due morsetti a cui potevano essere connessi i fili della pila. "Miles, mi aiuti a indossarlo."
"Non vorrà dire sul serio..."
"Sono fin troppo seria, Miles. Mio padre aveva delle idee precise al riguardo. E anche se, a quanto pare, amava i segreti, non ho motivo di non fidarmi di lui. Anzi. Si volti, per favore," ordinò al cane, quindi si tolse la veste con cui si era recata al ballo, rivelando la semplice sottoveste che indossava normalmente. "Ho bisogno di lei, Miles, ora."
Il cane slacciò l'armatura dal manichino, la sollevò con fatica, mugolando, e la calò sul torso della tasso. Lei indossò i due grandi guanti rivestiti di pesanti placche di metallo, connessi al cilindro principale, quindi insieme allacciarono le cinture sul suo busto e ai fianchi, quindi Lily si tolse gli occhiali e indossò il casco che Miles le aveva portato, dotato di grandi lenti.
La tasso toccò i quattro grandi dischi metallici sul suo petto, incuriosita. "Sto inserendo... la pila," disse il cane. Lei lo sentì chiudere lo scomparto, quindi entrambi udirono un basso ronzio levarsi dal macchinario.
"Miles..." fece Lily. La sensazione di sollevarsi da terra le strappò un urletto, interrompendola. "Sta funzionando!" esclamò. "Funziona, Miles!"
"Non è il caso di provarla qui dentro, Lily! Sta arrivando al soffitto!"
Lily allungò le braccia, toccando il soffitto dell'edificio e fermando così la sua risalita. "Come... come scendo, ora?" mormorò.
"Sul suo guanto sinistro c'è una ghiera," disse il cane. "Provi con quella!"
Lily fece quanto l'altro disse. Sulla ghiera era presente un piccolo ago rosso che indicava un punto verde. Lei provò a spostarlo, ruotandolo fino a farlo indicare un punto rosso. Immediatamente, il ronzio diminuì d'intensità e lui iniziò a scendere rapidamente.

Le indagini di Miles  

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Terminato il giro di danza, Lily approfittò di una pausa per tornare al fianco di Miles.
“Qualcosa di interessante?” chiese la tasso al cane.
Ferguson scosse la testa. “No,” disse. “Non qui, almeno.”
“In che senso?”
“Nel senso che l’unica cosa interessante è che il carretto su cui Victoria Proudhorne ha fatto trainare la sua macchina non è uscito da questa villa.”
“E perché questo sarebbe interessante, Miles?”
“Perché… miss Lily, pensavo che le interessasse sapere della macchina. Il suo funzionamento, la questione delle sfere… Se davvero…” Il cane si chinò verso la tasso, sussurrandole all’orecchio. “…se davvero intendono utilizzarla per qualcosa, se magari l’hanno già utilizzata, ad esempio per i fanti che hanno stretto Londra nella morsa di Cromwell, forse sarebbe bene capire come funziona. Potrebbe andare a nostro vantaggio.”
Lily annuì. “Mi sembra giusto. Ottima intuizione. Ma dovremmo raggiungerla, per poterla studiare. Non è riuscito a localizzare la sua posizione?”
“No, ma ho saputo che la villa ha una serie di stalle e un grosso magazzino in cui vengono stoccate le derrate usate per cene come queste. Penso siano entrambi abbastanza grandi da poterla contenere in modo agevole.”
“Se ho ben inteso, Miles, lei ha intenzione…”
“Di andarci, miss Lily. Di cercarla, trovarla e studiarla… o qualcosa del genere,” fece il cane. “E poi andarcene.”
L’orchestra riprese a suonare. Lily incrociò lo sguardo del generale Waite, che subito lo distolse. Sorrise. “Miles,” disse la tasso. “Come ve la cavate nel muovervi in modo silenzioso?”

Miles si chiuse delicatamente la porta alle spalle, scivolando poi dietro uno scaffale di legno stipato di cibo. Dall’ombra del suo riparo poté vedere il maggiordomo entrare, chiamare a sé alcuni camerieri e uscire dalla stanza assieme a loro. Attese qualche attimo, quindi uscì e corse verso il fondo delle cucine.

Lily si era accostata a una finestra, le tende scostate, fingendo di osservare la boscaglia che circondava la villa appena fuori Londra. Il riflesso del vetro le consentì, invece, di vedere Waite avvicinarsi a lei, gli occhi fissi sulla sua schiena. La tasso si voltò, assumendo un’espressione sorpresa. “Generale Waite,” disse. “Onorata della sua presenza.”
“Il piacere è mio, miss Lily,” fece il gatto, baciandole la mano che la tasso gli stava porgendo.

Il pastore tedesco uscì con passo felpato dal retro delle cucine. Tirò su il bavero della giacca, arruffandosi la pelliccia pur di sentir meno il freddo dell’aria esterna mentre studiava l’area in cui si trovava.
Un grande spiazzo dava su tre grandi costruzioni in legno e pietra, sicuramente più vecchie dell’edificio da cui era appena uscito. Gli unici indizi che poté cogliere sulla natura degli edifici furono il forte odore di sterco equino e gli sporadici nitriti che provenivano dall’edificio alla sua sinistra; gli altri due erano immersi nel silenzio e nella notte, e poteva distinguerne i contorni solo grazie alle tre lampade a olio che erano state accese sui supporti affissi nelle immediate vicinanze di ciascuna costruzione.
Il cane si diresse verso il basso casolare alla sua sinistra, più largo degli altri due.

“In onore di suo padre, miss Lily, vorrei chiederle di unirsi a me per questo ballo,” l’invitò il generale, porgendole a sua volta la mano.
Lily si voltò per un attimo, sogghignando al proprio riflesso, quindi fece per ritrarsi. “Generale… non credo di essere degna di un ballo con lei. Dopotutto, come forse avrà potuto vedere, sono anche… non sono molto avvezza ai balli, per così dire.”
“Miss Lily, non si prenda gioco di me,” replicò l’altro. “Non creda che io stesso sia poi un gran danzatore.”
Lily sorrise, abbassando lo sguardo. “E’ un grande onore per me,” disse, porgendo la mano al gatto.
L’altro l’afferrò; la presa del generale era delicata ma ferma. “L’onore è mio, miss Edgecombe.”

Miles lasciò la presa dal collo del toro e accompagnò la discesa del corpo esanime con gran fatica. Nella colluttazione una manica si era strappata, e ora ansimava per la fatica: rendere inoffensivo il guardiano non era stato affatto semplice, data la differenza nella corporatura fra i due. Lo trascinò come meglio poté verso del fitto cespugliame a fianco del casolare, al di fuori dalla portata della luce delle lampade, sperando che nessuno di passaggio ne percepisse l’odore e che non si riprendesse tanto rapidamente: non era sicuro di essere riuscito a strangolarlo a dovere, dato che non aveva una seria intenzione di ucciderlo. Gli bastava che stesse alla larga da lui il tempo necessario per dare un’occhiata.
Miles prese con sé una delle lampade ed entrò nel casolare.
L’interno era costituito da una unica, grande stanza, il soffitto sorretto da una impalcatura in legno, e conteneva il carretto con il macchinario, due banconi da lavoro ingombri di strumenti e un piccolo volume rilegato a mano in modo molto accurato.
Il cane osservò il macchinario per qualche istante, quindi corse verso il bancone.

“Voi non siete come le altre femmine che ho conosciuto, miss Lily,” fece il generale, guidando i primi passi del ballo.
“Oh, voi mi mettete in imbarazzo, signore,” finse di schernirsi Lily. Si sentì addosso lo sguardo fetido del felino. “Cosa volete dire con queste parole?”
“Siete… affascinante. Deliziosamente incapace di danzare, oserei aggiungere,” fece l’altro, cercando di evitare che lei gli calpestasse i piedi. Lily sarebbe stata perfettamente in grado di danzare il ridicolo walzer che l’orchestra stava suonando, ma fingeva per apparire timida e incapace agli occhi dell’arrogante siamese… e per avere l’occasione di sfogarsi almeno pestandone le estremità.

Il cane rientrò nella villa e si diresse verso l’atrio d’ingresso. “Mi perdoni, buonanimale,” disse ad un servitore in livrea. “Potrei gentilmente chiederle di accompagnarmi al guardaroba e di chiamare una carrozza per me e la signorina Edgecombe? Questioni urgenti richiedono la nostra presenza a Londra anzitempo, ahimè.”
Il piccolo roditore annuì. Lo guidò verso uno stanzino poco distante, da cui Miles recuperò la sua giacca e lo scialle di Lily, quindi si avviò verso l’esterno della villa. Dal canto suo, il cane tornò nel salone dell’edificio.
Lily lo attendeva seduta presso una finestra. Al suo ingresso, lei incrociò il suo sguardo, si alzò e gli venne incontro. “Miles,” sussurrò. “Tutto…”
“Dopo,” tagliò corto lui. “Dobbiamo andarcene.”
Senza aggiungere una parola, Lily indossò la sua mantella. Prima che potessero allontanarsi, Babbage comparve accanto a loro. “Miss Lily, signor Ferguson, siete già di partenza?”
“Doveri imprevisti richiedono la nostra presenza a Londra prima del previsto, signor Babbage,” disse Lily, attirando su di sé lo sguardo di Miles. “Ma siamo stati lieti di aver fatto la sua conoscenza.”
“Sarò a Londra per tutta la prossima settimana,” fece la volpe. “Potremmo vederci ancora, nel caso…”
“In qualsiasi momento, signor Babbage,” replicò Miles.
“Siamo d’accordo, allora. Avrete mie notizie. Andate, ora, e buon ritorno a Londra.”

Lily aprì il blocco rubato da Miles sul tavolo del salone della villa di suo padre. “Sono i progetti riguardanti il macchinario che abbiamo visto stasera,” spiegò Miles. “Se devo essere onesto…” Il cane scrollò le spalle. “Non mi sembrano particolarmente… interessanti,” fece, mostrando alla tasso le indicazioni costruttive del motore, che occupavano metà del tomo.
“A parte il suo carburante, vorrà dire,” lo corresse Lily.
“Nessuno sa nulla al riguardo, miss… Lily. E i nostri ospiti sono stati alquanto parchi di dettagli in materia.”
“Lei ha già qualcosa in mente, Miles,” fece l’altra, togliendosi gli occhiali e stropicciandosi gli occhi. “Perché non mi rende partecipe delle sue idee?”
“Io penso sia uno specchietto per le allodole, Lily,” commentò l’altro. “Tutta questa serata è stata pianificata solo per far credere alla Loggia che Cromwell e quella gatta sono in possesso di qualcosa di nuovo e speciale, ma non hanno portato alcuna prova convincente per sostenere le loro scenate.”
“Crede che la Loggia dei Costruttori abboccherà?”
“Ah, spero vivamente di no, Lily. Lo spero vivamente, sia per loro che per il futuro del Regno, o di qualsiasi cosa voglia farne Cromwell. Se la Loggia cadesse nelle loro mani, quei due e i loro seguaci avrebbero accesso a tutta la tecnica che gli serve per fare…”
“Per portare avanti i loro progetti,” continuò per lui la tasso. “Tutto questo ha senso, ma mi chiedo: perché sprecare tempo per accaparrarsi risorse, quando non si ha nulla da sviluppare? Io non credo che siano privi di capacità, Miles: guardi i fanti che piantonano la città, per un esempio concreto. O al corpo di Cromwell. La mia idea è che oggi ci abbiano solo fatto vedere una briciola delle loro capacità, più che millantare cose che non possono fare.”
“Qualunque cosa abbiano in mente, questo tomo andrebbe nascosto.”
“Qualcuno l’ha potuta vedere?” fece Lily, indicando l’abito rotto che Miles teneva fra le braccia.
“Forse. Non ne sono sicuro, ma con l’oscurità potrei non essere stato ben identificabile.”
“E l’odore?”
“Sono un cane fra migliaia, qui a Londra. Quel tipo avrebbe dovuto avere un naso particolarmente fine per distinguere chiaramente il mio fra quello di tutti gli altri cani di Londra, Lily.”
“Le credo. Potremmo metterlo nella biblioteca del terzo piano; che ne pensa?”
“Mi sembra un’ottima idea, Lily. Andrò io, però: ho l’impressione che lei abbia bisogno di riposo.”
In tutta risposta, la tasso sbadigliò. “Decisamente, commentò.”