L'ufficio di Gregory Edgecombe  

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“La ringrazio, Miles.” Lily si voltò verso di lui. “E’ fin troppo gentile. Ma temo che non la vedrà indosso a me più a lungo del necessario, mi creda. Ora ho bisogno solo degli abiti formali della Loggia, e il tutto sarà completo,” disse la tasso, uscendo a passi rapidi.
La porta in fondo al corridoio era socchiusa, lasciando intravedere la penombra della stanza. Lily l’aprì, sollevando nuvole di polvere che la fecero starnutire. Quando la polvere si fu diradata, la tasso osservò la stanza: una grande scrivania su cui erano posate due pile di fogli, ricoperte di polvere; due poltrone, dietro e di fronte alla scrivania; due grandi finestre su lato della stanza opposto a quello d’ingresso, le persiane chiuse; un armadio in ebano che copriva tutta la parete laterale a sinistra delle finestre. La giovane si diresse prima alle finestre, spalancandole nel tentativo di far entrare luce in quell’ambiente, quindi all’armadio.
Le ante cedettero dopo due strattoni, aprendosi con dei forti tremori che fecero credere a Lily che fossero sul punto di spezzarsi. All’interno, ripiegati con molta cura, una serie di camicie, kilt e gilet con i colori e i motivi della Loggia dei Costruttori. Lily prese con sé un gilet verde smeraldo con lo stemma della Loggia e cercò di indossarlo sopra il suo abito, notando che, sebbene vestisse complessivamente bene, non era in grado di allacciarne il bottone superiore, che cadeva esattamente sul suo seno, che ovviamente non era previsto su un abito maschile. “Temevo che non sarei stata in grado di portarlo,” ammise Lily. “Ma saranno sufficienti poche modifiche,” fece, staccando il bottone. “Ho ancora l’intera giornata per apportarle, dopotutto.” Sorrise. “Sono sempre stata alquanto restia a dover apprendere tutte quelle… “arti femminili” che mia madre insisteva col propinarmi, ma ammetto che ora sono ben felice di saperne qualcosa di più,” concluse, aprendo una delle tasche del gilet con l’intento di riporvi il bottone. Nel farlo, però, si avvide della presenza di un oggetto all’interno, e lo estrasse per osservarlo.
Si trattava di un rettangolo di metallo, spesso pochi millimetri, che presentava delle perforazioni circolari a intervalli regolari lungo l’intera superficie, come se fossero punti di una griglia. Nell’angolo superiore destro, inoltre, Lily vide una profonda indentatura lineare. “Miles? Ha mai visto una cosa del genere?”
Il cane la prese e la osservò a sua volta. “Mai, ad essere onesto. Ma…” Passò un polpastrello sul lato con l’indentatura. Quindi si diresse sulla parete accanto all’armadio, indicando alla tasso una fessura fra due travi di legno. “…ho già visto qualcosa di queste dimensioni.”
“Pensa che… che quell’oggetto debba essere inserito lì?”
In tutta risposta, Miles introdusse il rettangolo metallico nella fessura, con il lato indendato verso il muro. I due udirono schiocchi e vibrazioni provenire dalla parete; Miles scostò Lily, ponendosi fra lei e la parete.
Con uno scatto, una serie di travi poste accanto la porta d’ingresso dell’ufficio si spostarono, rivelando una seconda porta, più piccola e anonima, con un foro al centro lungo il lato destro. “E’ senza dubbio interessante,” commentò il cane.
Lily gli riservò un gran sorriso. “Mi piacciono le vostre intuizioni, Miles,” commentò. “E’ un peccato che mio padre non vi abbia presentato prima.” 

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