La casa nasconde  

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Il rumore di un piatto in frantumi svegliò Lily, la mattina successiva. Il letto su cui aveva dormito era, come tutto ciò che conteneva quella villa, una esatta replica di ciò che era in casa sua. Eccezion fatta per il materasso, che mancava di una cucitura applicata da Lily stessa due anni prima per riparare ad un buco che vi aveva inavvertitamente aperto. Ma la comodità era la medesima.
Prima di scendere ebbe cura di indossare una vestaglia, che trovò nell’armadio accanto alla finestra, nello stesso identico punto in cui conservava le proprie, per evitare di mostrare a Miles Ferguson il suo intimo.
Nello scendere teneva gli occhi puntati verso il piano successivo, un piano che nella villa originaria non esisteva, ma verso cui non aveva ancora scorso nessun accesso. Si chiese cosa contenesse, come vi si arrivasse e soprattutto perché suo padre si fosse preso il disturbo di costruire una villa simile a quella della sua famiglia ma al tempo stesso con quelle grandi differenze.
Bussò sullo stipite del soggiorno, per avvisare il cane del suo arrivo, mentre teneva stretti con una mano i lembi della vestaglia. “Miles? L’avverto che sono ancora priva di occhiali, quindi dovunque si trovi non usi movenze brusche.”
“Buongiorno, Lily,” la salutò lui dalla cucina. “Mi sono permesso di prepararle una colazione sana,” disse, indicando un piatto ricolmo di pane, una caraffa di tè nero fumante, burro e latte. “Non so a cosa sia abituata per il primo pasto della giornata, ma è tutto ciò che ho potuto trovare in queste dispense.”
Lily individuò la sedia, la spostò e si sedette al tavolo. “E’ molto gentile da parte sua, Ferguson. Spero non le dispiaccia se mi siedo senza chiederle il permesso… so che le sembrerò una gran maleducata, e le chiedo perdono sin da subito per la cosa, ma prima della colazione sono in grado di avere… nessun senso civico,” concluse, stropicciandosi gli occhi e il muso con vigore.
Il pastore tedesco la imitò, sedendosi e porgendole il pane. Poi le versò del tè in una piccola tazza in porcellana. “Ha dormito bene?”
Lily sorrise. “Come se fossi a casa mia,” commentò. “Mi chiedo davvero perché mio padre si sia dato tanto disturbo nel ricreare tutto come… come a casa nostra. Lei, Miles?”
“Il divano è più comodo di quanto pensassi,” disse, imburrando una fetta di pane.
“Ha dormito sul divano?”
“Sì, certo. Non volevo disturbarla, venendo di sopra. Tendo ad essere… alquanto rumoroso, come avrà notato stamattina. Se non erro, è stato il piatto che ho rotto a svegliarla. Le chiedo umilmente scusa, miss Lily.”
“Non sia sciocco, Miles. Questa è casa mia, dopotutto, e non sia mai che Lily Edgecombe costringa un ospite a dormire sul divano. Ci sono altre tre stanze da letto, al piano superiore: può usare quella che preferisce. E non accetto rifiuti di alcun tipo.”
Dopo la colazione, Miles le mostrò il quaderno di suo padre. “Questa notte, prima di prender sonno, mi sono permesso di sfogliarlo e di osservare quel che suo padre aveva in serbo per lei. In particolare, ho notato diversi… oggetti, direi, che hanno molto attirato la mia attenzione.”
“Quali?”
Miles cercò la pagina sul quaderno, quindi indicò quella che alla tasso parve essere una sfera con tre ugelli. “Il primo è questo. Suo padre la definisce ‘distributore di gas ad altissima pressione,’ e include una noticina in cui specifica che ne sono rimaste tre in casa.”
“In questa casa?”
“Non lo specifica, ma credo di sì, dopotutto. Il secondo, invece, è il seguente,” disse, sfogliando alcune pagine successive fino a raggiungere quello che sembrava un ritratto di Lily.
La tasso sgranò gli occhi. “Non può essere una coincidenza,” commentò. “Ho… quella cicatrice sul ventre è mia,” disse, indicando una riga che andava dall’ombelico fino alla coscia destra. “Me la procurai anni fa, da cucciola, giocando con le mie sorelle. E’ qui,” disse, posando la mano sulla zona. “E a volte duole ancora.” La ragazza si rese conto solo in quel momento che il disegno la ritraeva parzialmente nuda: strappò il quaderno dalle zampe di Ferguson, che non ebbe il tempo di reagire. “Temo… temo che lei non possa vedere questo disegno, Miles. Il pudore, Miles, il pudore.”
“Miss Lily, io… le chiedo perdono, ma non credo che ci troviamo nella situazione più adatta per discutere di cosa sia più consono alle regole della società. Sono un Animale d’onore, so cosa significhino certe cose, e non le mancherei di rispetto per nessuna ragione al mondo, ma penso che uno schizzo che ritragga parzialmente il suo corpo – se posso permettermi non rendendole onore, parola mia – sia il male minore, in questo caso specifico. E può star certa che il fulcro del mio interesse, in questo momento, non è la sua figura ritratta ma ciò che vi è attorno,” disse l’altro, cercando di rimediare all’inconveniente in qualsiasi modo. “Se volesse aprire il quaderno nuovamente alla pagina precedente, potrà notare come la metà superiore del suo corpo sia lì rivestita da qualcosa che potrebbe sicuramente interessarle,” concluse.
Lily gli rivolse un’occhiata nervosa, quindi fece come le aveva suggerito.
Sul torso della figura, suo padre aveva disegnato quello che sembrava un bizzarro corpetto metallico, rigido, che le fasciava il tronco. Dietro di essa si aprivano due corte e ampie superfici, connesse a quelli che sembravano due barili. Sulla testa, un elmo dotato di visiera. “Ma…”
“Qualunque cosa sia, anch’essa si trova in questa casa,” spiegò Ferguson. “E, secondo lo schizzo che vi sta accanto, pare si possa attivare collegandovi una delle suddette sfere,” fece il cane.
Lily controllò l’immagine successiva, che mostrava il lato posteriore dell’apparecchiatura. In una nicchia fra i due barili era stata ricavata un’alcova emisferica provvista di tre tubi, approssimativamente nella stessa posizione degli ugelli posizionati sulle sfere. “E’ vero. Dobbiamo cercarli. Cercarli e…”
“Non così in fretta, Lily. Credo sia il caso di fare due cose, prima: valutare la situazione al di fuori di questa casa e indossare abiti più consoni alla vicenda,” disse Ferguson, alludendo alla vestaglia grigia della tasso.

This entry was posted on 7/19/2011 at 23:20 and is filed under . You can follow any responses to this entry through the comments feed .

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